Il carbone del bacino renano e i rapporti franco-tedeschi nel primo e nel secondo dopoguerra

Dott.ssa Laura Fasanaro

Università di Firenze

Abstract

Il problema degli approvvigionamenti di materie prime, delle tecnologie per la loro trasformazione e dell'impiego di quelle risorse fu un elemento di grande importanza nel corso dei due conflitti mondiali. Negli anni che seguirono la fine delle ostilità - dopo la Grande Guerra, così come all'indomani della Seconda Guerra Mondiale - la questione energetica rimase costantemente all'attenzione sia dei governi che determinarono le condizioni di pace, sia di quelli che dovettero subirle. Sin dagli anni Venti era, infatti, chiaro ai governi delle nazioni industrializzate che il problema della gestione di alcune risorse di primaria importanza, tra le quali il carbone, avrebbe influito significativamente non solo sulla ricostruzione delle economie nazionali e di alcuni settori in particolare, ma anche sull'equilibrio politico in Europa e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sulla scena internazionale.
Questa consapevolezza rese ancora più difficile la definizione dell'assetto postbellico in relazione ai rapporti tra la Francia e la Germania, sia nel primo che nel secondo dopoguerra, poiché nelle rivendicazioni territoriali ed economiche di Parigi sulle regioni poste al confine tra i due stati, un ruolo di primo piano era giocato dalle ingenti risorse energetiche e dalla concentrazione industriale che le caratterizzavano. Alcuni interessi francesi erano simili nel '19 e nel '45: la difesa della sicurezza nazionale nei confronti del pericolo tedesco, l'indebolimento della potenza economica della Germania, il tentativo di acquisire diritti sul controllo delle risorse della Ruhr e della Saar e, più in generale, la ricerca di un ribaltamento degli equilibri di potere tra i due stati.
Nei primi anni che seguirono la Grande Guerra e nel periodo dal 1945 al 1950, la Francia mise in atto strategie diverse per raggiungere tali obiettivi, più ambiziose nel primo caso, più caute nel secondo. Nel primo dopoguerra la tradizionale diffidenza francese nei confronti della Germania fu aggravata dalla effettiva incapacità del Trattato di Versailles di garantirne l'indebolimento, sia sul piano economico che politico. Nonostante il regime delle riparazioni, il problema delle forniture di carbone e di coke e quello degli sbocchi commerciali per la Lorena restituita alla Francia rimasero aperti, e l'inasprimento dei rapporti tra i due stati - sfociato nella crisi della Ruhr - rese irrealizzabile una soluzione concordata da entrambe le parti, almeno sino al 1924. Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, la questione del controllo delle risorse energetiche e della ricostruzione economica era invece strettamente collegata al contesto internazionale: per la Francia e le altre potenze si poneva anzitutto il problema della ricostituzione di uno Stato tedesco, dell'organizzazione del suo sistema economico e della definizione del suo ruolo sulla scena internazionale.
Un'osservazione delle soluzioni cercate dal governo di Parigi nei due dopoguerra - tenendo presente che nel secondo la divisione della Germania in zone di occupazione fece degli Alleati i principali interlocutori della Francia, almeno sino al 1949 - può essere utile a chiarire in che modo la questione energetica agì come motivo di conflitto oppure come elemento di riavvicinamento tra le due potenze continentali.