Il controllo del Nilo e i precari equilibri territoriali tra Egitto e Sudan

Dott.ssa Maria Eleonora Guasconi

Università di Urbino

Abstract

"Il XX secolo è stato il secolo del petrolio. Ma il XXI sarà quello dell'acqua. Il prossimo conflitto scoppierà per la conquista e la preservazione delle fonti idriche", hanno minacciosamente dichiarato gli esperti dell'ONU e della Banca Mondiale riuniti al Cairo per elaborare una Commissione Mondiale per l'acqua nel XXI secolo e per definire una "Carta sociale" dei rapporti internazionali sulle risorse idriche. I dati appaiono allarmanti: negli Stati Uniti il consumo medio annuale di ogni cittadino si aggira sui 10.000 m3, in Egitto non supera i 1.000 sino a cadere a quota 260 in Giordania. Le riserve idriche dell'Egitto si ridurranno del 30% nei prossimi anni e la Banca Mondiale ha previsto che nel 2025 in Medio Oriente e Nord Africa la quantità di acqua disponibile per persona diminuirà drasticamente dell'80%.
Nell'allarmante "futuro idrico" del pianeta il caso del Nilo riveste particolare importanza: basta un'occhiata alla carta geografica per comprendere come il controllo e lo sfruttamento delle sue acque abbia da sempre svolto un ruolo centrale per la sopravvivenza dell'Egitto, del Sudan e dell'Etiopia, costituendo una preziosa risorsa, contesa tra paesi di diverso peso e calibro negli equilibri della regione e sul piano internazionale, ma tutti situati in una zona strategicamente vitale, perché affacciati lungo le linee marittime delle petroliere che dal Golfo Persico portano il greggio in Occidente passando per il Mar Rosso.
Proprio questa posizione strategica rende lo studio delle risorse idriche del Nilo un "case study" emblematico, i cui connotati regionali, racchiudono implicazioni internazionali più ampie, inserendosi nei rapporti Est-Ovest e negli equilibri della guerra fredda