Il carbone della Slesia e i rapporti tra Polonia e Germania tra le due guerre

Dott.ssa Sandra Cavallucci

Università di Firenze

Abstract

Nel periodo tra le due guerre il carbone dell'Alta Slesia ebbe un ruolo fondamentale nelle relazioni polacco-tedesche. Per la Polonia ricostituita e industrialmente poco sviluppata, il potenziale della regione costituiva un elemento fondamentale di indipendenza economica, una indipendenza economica che tuttavia in realtà stentò ad affermarsi. Per la Germania, privata di gran parte delle sue risorse e con i bacini carboniferi occidentali strettamente sorvegliati dai Francesi, l'amputazione del territorio dell'Alta Slesia era estremamente doloroso. L'Alta Slesia poteva svolgere un ruolo importante nella ricostruzione dell'economia tedesca e poteva alleggerire gli oneri delle riparazioni, senza considerare che la regione tradizionalmente era stata il punto di partenza per l'espansione economica tedesca verso i mercati orientali e balcanici.
Sul piano internazionale la questione delle risorse dell'Alta Slesia si intrecciò ai progetti francesi e inglesi per l'Europa postbellica.
La Francia, impegnata nel tentativo di conquistare un primato economico continentale a detrimento della Germania, aveva tutto l'interesse ad appoggiare le tesi che volevano la zona industriale annessa alla Polonia. Un controllo polacco sulle risorse dell'Alta Slesia poteva garantire da un lato che la Francia potesse introdursi nel tessuto produttivo della regione, dall'altro che la Germania, privata del carbone slesiano, fosse più dipendente dai bacini occidentali, dove la pressione francese era molto forte. I movimenti del capitale francese e gli accordi economici franco-polacchi dei primi Anni Venti sembrano confermare la volontà francese di acquisire un ruolo di primo piano nell'industria estrattiva dell'Alta Slesia, che anche per la Francia poteva costituire una buona base industriale per la penetrazione economica nei paesi dell'Europa centrale e orientale.
La Gran Bretagna inseriva la questione dell'Alta Slesia in considerazioni di più ampio respiro. L'economia della Germania doveva essere ripristinata e dunque non si poteva privare il paese delle risorse fondamentali per la ricostruzione industriale. Inoltre i disegni di egemonia continentale francese mal si conciliavano con la tradizionale propensione britannica al mantenimento dell'equilibrio europeo. Del resto gli interessi economici della Gran Bretagna sul continente erano inconciliabili con una supremazia della Francia che, tra l'altro, se avesse acquisito il controllo della maggior parte dei bacini carboniferi europei, avrebbe cessato di importare carbone inglese.
Nonostante la perdita della parte più importante dell'Alta Slesia, in realtà il capitale tedesco continuò ad esercitare un controllo effettivo sulla produzione della regione. Negli anni tra le due guerre l'industria estrattiva, nonostante i problemi strettamente legati alle relazioni economiche tra la Polonia e la Germania, riuscì a mantenere una certa continuità produttiva. Nel 1925 la Germania chiuse le frontiere all'importazione di carbone proveniente dall'Alta Slesia polacca, ma se tale decisione poteva andare a detrimento del capitale tedesco locato nella regione, in realtà lo scopo finale di Berlino era la riconquista dell'Alta Slesia per intero. La strozzatura doganale doveva mettere in grave difficoltà la Polonia, la cui bilancia dei pagamenti dipendeva principalmente dalle esportazioni in Germania, e indurre Varsavia ad accettare le rivendicazioni politiche tedesche, in cambio di aperture economiche.
I piani tedeschi fallirono a causa dello sciopero dei minatori inglesi che aprì nuovi sbocchi per il carbone dell'Alta Slesia. Paradossalmente, proprio grazie alla "guerra doganale" che doveva ridurre i Polacchi allo stremo, la Polonia iniziò a rendersi indipendente dall'economia tedesca. Inoltre dalla seconda metà degli Anni Venti gli industriali tedeschi furono costretti a cercare l'appoggio dello Stato polacco che stimolava gli investimenti e sosteneva l'esportazione verso i mercati nordici.
Anche se a seguito della crisi economica lo Stato polacco rilevò alcune compagnie tedesche con importanti quote di produzione, il capitale tedesco rimase dominante nella struttura produttiva dell'Alta Slesia fino alla seconda guerra mondiale. Con il riarmo della seconda metà degli Anni Trenta il carbone dell'Alta Slesia assunse una nuova importanza: le esigenze strategiche polacche non si conciliavano con il controllo straniero dei settori fondamentali per la difesa. Dal 1936 la Polonia tentò di favorire l'espansione dei capitali di paesi neutrali (Svizzera, Olanda, Belgio), ma senza successo. I capitali stranieri erano reticenti a investire in una zona ad alto rischio esposta ai contraccolpi dell'espansionismo tedesco che non poteva essere contrastato dalla Polonia.
Con il settembre del 1939 la Germania di Hitler si impossessò velocemente dell'Alta Slesia, le cui risorse e i cui impianti andarono a contribuire allo sforzo bellico tedesco.